Senologia
Il cancro al seno colpisce una donna su 9 e rappresenta a tutt’oggi il tumore più frequente e la principale causa di decesso per causa oncologica nel sesso femminile.
La mortalità di questa patologia ha visto una riduzione dalla seconda metà degli anni Novanta grazie all’introduzione dello screening mammografico ed alla messa a disposizione di nuovi farmaci biologici ma nell’ultimo decennio la curva della mortalità ha mostrato un appiattimento e non sembra ridursi ulteriormente.
Effettuare i corretti controlli diagnostici di prevenzione resta ad oggi l’l’arma più efficace per combattere tale patologia.
L’intervento sui diversi fattori di rischio del cancro al seno appare scarso o limitato.
FATTORI DI RISCHIO:
– Età
– Fattori riproduttivi (lunga durata del periodo fertile, nulliparità, prima gravidanza dopo i 30 anni, mancato allattamento)
– Fattori ormonali (contraccettivi orali, terapia ormonale sostitutiva)
– Fattori dietetici – metabolici (obesità – Sdr. metabolica)
– Pregressa radioterapia
– Precedenti displasie o neoplasie mammarie
– Familiarità ed ereditarietà
Infatti, come possiamo vedere in figura, mentre si può e si deve intervenire nell’incentivare uno stile di vita salutare, nell’evitare fumo e alcolici e nel tenere sotto controllo il peso corporeo, poco si può fare sulla scelta dell’età della prima gravidanza e nulla nei confronti dell’età. Il rischio di ammalarsi infatti aumenta con essa e la credenza che ad una certa età i controlli vadano interrotti costituisce ad oggi un mito da sfatare. Finchè si è in buona forma fisica e mentale una mammografia biennale è consigliabile anche dopo la conclusione dello screening mammografico che, a seconda delle Regioni copre le fasce d’età che vanno dai 45/50 anni fino ai 70/74 anni.
Per una buona e corretta prevenzione, nella popolazione generale si consiglia auto-palpazione a partire dall’adolescenza per poi iniziare con un esame ecografico a partire dai 25/30 anni.
Iniziare i controlli in giovane età è suggerito anche dall’evidenza dei carcinomi in giovane età, sempre più frequenti e caratterizzati da una biologia più aggressiva oltre che da una crescita più veloce.
La mammografia invece è l’esame di prima linea a partire dai 40 anni e va effettuata con cadenza annuale fino ai 49 anni e poi con cadenza biennale.
Dopo i 40 anni i tumori si presentano frequentemente sotto forma di micro-calcificazioni, che quando piccole e poco estese, risultano evidenziabili solo alla mammografia.
Tuttavia anche dopo i 40 anni l’ecografia, in mani esperte, mantiene un ruolo importante come completamento della mammografia e non solo nelle mammelle dense, quelle costituite per lo più da ghiandola.
In questa condizione, come riportato dal Trial Eva la sola mammografia mostra una sensibilità (ossia la capacità di individuare le lesioni presenti) molto bassa.
Nelle mammelle adipose,invece, quelle costituite per lo più da tessuto adiposo la mammografia mostra una sensibilità elevatissima ma mantiene i limiti delle zone cieche, ossia le zone periferiche che restano fuori dal campo visivo della mammografia oltre che per lo studio delle stazioni linfonodali, dove l’ecografia mostra un’enorme sensibilità.
La prevenzione tuttavia deve avvalersi non solo di strumenti radiologici ma anche di personale esperto dedicato esclusivamente alla senologia sia diagnostica che interventistica.
Infatti il tumore al seno non sempre va aggredito subito chirurgicamente. Per alcuni tumori la chemioterapia deve precedere l’intervento al fine di ottenere una sopravvivenza migliore.
Per questo motivo il radiologo senologo, davanti ad un reperto dubbio o sospetto, non deve accontentarsi di una presunta diagnosi ma deve procedere con approfondimenti quali agoaspirato o biopsia che consentono una caratterizzazione del reperto non ottenibile nemmeno con la risonanza magnetica, indagine richiesta sempre più a sproposito e che invece va utilizzata nel rispetto di precise indicazioni condivise scientificamente a livello globale (EUSOMA- ACR) onde evitare biopsie se non interventi chirurgici inutili.
Nelle donne che presentano un rischio intermedio o alto di cancro al seno la periodicità dei controlli va eseguita solo dopo aver stratificato il rischio mediante dei test probabilistici che consentono di individuare anche i casi per i quali è indicata un’analisi genetica.