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IL RISCHIO CARDIOVASCOLARE IN MENOPAUSA

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IL RISCHIO CARDIOVASCOLARE IN MENOPAUSA

Nella transizione della menopausa o peri-menopausa, sono associati profondi cambiamenti riproduttivi e ormonali. La transizione  menopausale implica un significativo aumento del rischio di malattie cardio-vascolari (CVD) fino a far sì che le donne in postmenopausa raggiungano tassi di CVD pari o superiori a quelli osservati negli uomini. 

Le donne presentano patologie cardiovascolari più tardivamente rispetto agli uomini : questo ritardo nel sesso femminile sembra essere dovuto alla protezione degli steroidi sessuali.

 L’effetto della privazione ormonale sul rischio cardiovascolare è ancora più evidente nella menopausa precoce, nella quale l’incidenza di malattie cardiovascolari è più elevata e più precoce rispetto alla menopausa fisiologica.

E’ stato stimato un aumento di patologie cardiache ischemiche in donne che entrano in menopausa prima dei 40 anni, ma il rischio è maggiore in caso di menopausa chirurgica : sono stati descritti effetti sul metabolismo glicidico e lipidico, l’aumento del rischio di sindrome metabolica e di aterosclerosi preclinica. 

Durante la menopausa, parallelamente alla carenza ormonale, si assiste nel corpo della donna a un vero e proprio cambiamento della risposta funzionale di molti organi: determinati cambiamenti condizionano l’intensità e la diversificazione dei sintomi della menopausa.

 

La transizione menopausale predice la sindrome metabolica (un insieme di fattori di rischio che includono alterazioni del metabolismo del glucosio e dell’insulina e l’ipertensione arteriosa. Insieme sono tutti sintomi correlati ad un aumento di rischio di malattie cardiovascolari),  la cui gravità aumenta con il progredire verso la postmenopausa.

Un ulteriore fattore di rischio cardiovascolare è rappresentato dal progressivo aumento di peso, che si ripercuote negativamente anche su altri determinanti di salute connessi alla qualità della vita e alla vita sessuale.

Studi recenti indicano che il rischio metabolico per la malattia cardiovascolare è aumentato nelle donne in post-menopausa che soffrono di disturbi vasomotori come le vampate di calore.

 

Gli ormoni sessuali femminili sono coinvolti anche nella regolazione ormonale della pressione arteriosa attraverso la modulazione dei livelli di renina e dei peptidi natriuretici cardiaci. Il coinvolgimento dell’estradiolo nella regolazione del tono vascolare e della pressione arteriosa è tale per cui la sua carenza determina un aumento dei valori pressori. Già nel periodo premenopausale le donne predisposte cominciano a manifestare un aumento dei valori pressori fino alla malattia ipertensiva.

 

Oltre al calo di estrogeni, che rappresenta il maggior fattore di rischio metabolico, altri fattori sono la diminuzione della globulina legante gli ormoni sessuali e l’aumento dei livelli di androgeni, in particolare testosterone libero.

A questi fattori di rischio metabolico-ormonali sistemici si aggiunge, in alcune donne, la componente ambientale (come lavoro e stress) e psichica (come ansia e depressione): questo tipo stile di vita, accompagnato dalla menopausa, risulta essere un fattore di rischio cardiovascolare. Similmente l’insonnia prolungata, dovuta sia alla sindrome ansioso-depressiva che ai frequenti risvegli dovuti alle sudorazioni notturne e/o alle vampate di calore, rappresenta un fattore di rischio per infarto miocardico acuto e coronaropatia.

 

CONCLUSIONI

La terapia ormonale non è consigliabile come strategia di prevenzione per disturbi metabolici in menopausa. Tuttavia, se somministrata all’inizio della menopausa, a basso dosaggio e utilizzata per prevenire le malattie croniche è un valido strumento preventivo e terapeutico.