Artrosi ginocchio
L’anatomia del ginocchio, è suddivisa in tre compartimenti:
la femoro-rotulea, la femoro-tibiale mediale (interna) e la femoro-tibiale laterale (esterna).
I tre capi ossei sono rivestiti dalla cartilagine articolare, un tessuto che ne permette l’agevole scorrimento, evitando attriti durante i movimenti. Tra femore e tibia è presenta una struttura fibrocartilaginea, il menisco (per la precisione sono due, uno mediale e uno laterale) che,
oltre a proteggere le ossa dallo sfregamento tra loro, funge da “ammortizzatore” e assorbe gli urti. L’articolazione è circondata da una capsula fibrosa, la cui superficie interna è ricoperta dalla membrana sinoviale, che produce il liquido sinoviale. Quest’ultimo, oltre a nutrire la cartilagine,
ha l’importante funzione di lubrificante articolare. Infine, una serie di legamenti (tra cui il legamento crociato anteriore e posteriore) garantiscono la stabilità dell’articolazione.
La gonartrosi è l’artrosi del ginocchio; una condizione debilitante che colpisce milioni di persone.
Si tratta di una malattia degenerativa progressiva in cui la cartilagine articolare, ovvero la “suola” delle articolazioni, tende progressivamente ad usurarsi
Tra i più comuni determinanti della gonartrosi si riconoscono:
l’età avanzata: rappresenta il più frequente elemento causale correlato non esclusivamente ad un progressivo invecchiamento delle articolazioni ma alla perdita progressiva delle variegate capacità di fronteggiare la degenerazione articolare;
il sovrappeso e l’obesità; l’eccessivo peso corporeo comporta un rilevante stress meccanico per la cartilagine articolare e contribuisce alla gonartrosi precoce;
precedenti traumatismi; la frattura delle componenti ossee del ginocchio (piatto tibiale o condili femorali), la lesione dei legamenti, così come una storia passata di ripetuti infortuni alle ginocchia;
precedenti interventi chirurgici, in particolare l’asportazione del menisco;
le deviazioni e le deformità del ginocchio sono responsabili di alterata distribuzione dei carichi sulle superfici articolari e usura precoce delle stesse;
le malattie reumatiche, come l’artrite reumatoide, e alcune patologie metaboliche possono determinare nel tempo un quadro di artrosi;
Articolazione integra
Articolazione Artrosica
Diagnosi
Il percorso diagnostico che consente l’individuazione della gonartrosi prevede l’anamnesi, ovvero il racconto dei disturbi riferiti dal paziente, e lo studio del ginocchio attraverso l’esame obiettivo condotto dallo specialista in corso di visita.
L’iter prosegue con gli esami strumentali mirati. Senza dubbio, l’esame radiografico è il più utile tra gli esami strumentali non solo per la diagnosi ma anche per la valutazione del grado della gonartrosi.
La risonanza magnetica nucleare è un esame di secondo livello: consente di studiare il grado di usura delle strutture articolari, la degenerazione dei menischi e della cartilagione con maggiore definizione e chiarire l’entità della degenerazione e dell’assottigliamento a carico delle cartilagini di un’articolazione. È dunque da riservarsi ai pazienti più giovani con dolore intermittente e disturbi meno insistenti.
Terapia Conservativa
Tra i trattamenti conservativi per la gonartrosi, rientrano le misure di carattere generale, quali il la riduzione del peso corporeo e la ginnastica con lo scopo di rinforzare la muscolatura che stabilizza il ginocchio e migliorare la mobilità articolare. La somministrazione di farmaci antidolorifici e farmaci antinfiammatori non steroidei (cioè i FANS) fornisce risultati apprezzabili, cosi come la fisioterapia e l’esercizio fisico moderato e specifico.
Una menzione a parte merita la terapia infiltrativa, ovvero la somministrazione di farmaci e/o agenti terapeutici direttamente in sede articolare attraverso iniezioni effettuate dallo specialista.
Le infiltrazioni, a seconda dell’effetto che si intende ottenere, possono contemplare la scelta di diversi componenti a disposizione. L’associazione di corticosteroidi ed anestetici locali iniettati nella cavità articolare garantiscono un più rapido sollievo dal dolore andando a ridurre l’eventuale versamento articolare e controllando bene il sintomo a breve termine.
L’acido ialuronico esercita invece una duplice azione: agisce sulla diminuzione della sintomatologia dolorosa e possiede anche effetto di visco-supplementazione, ossia lubrificazione dell’articolazione stessa e protezione nelle condizioni di carico.
Le cellule staminali hanno dimostrato negli studi in vitro di stimolare la rigenerazione dei tessuti articolari, in quanto si dividono per dare origine a cellule che si differenziano come cellule dei tessuti connettivi; nella terapia infiltrativa hanno anche effetti antinfiammatori.
Fisioterapia
La fisioterapia si inserisce in questo ambito, in appoggio alla farmacologia in termini di efficacia se pur in tempi un po più lunghi, adottando criteri non invasivi e privi di ogni effetto collaterale e soprattutto con effetto coadiuvante delle pratiche medico-specialistiche.
In accordo con tutte le linee guida più recenti, i trattamenti supplementari come l’acido ialuronico, i tutori, le solette, la terapia manuale, l’agopuntura, la TENS, la magnetoterapia, il laser, gli ultrasuoni, la massoterapia e i trattamenti di natura passiva come la kinesiterapia, non dovrebbero essere mai offerti come trattamenti d’elezione ma sempre combinati con quelli di prima linea.
In merito all’utilizzo dei mezzi fisici, le linee guida attualmente disponibili sono molto vaghe: solamente l’OARSI cita nello specifico la TENS e gli ultrasuoni (senza descrivere per altro le modalità precise di utilizzo), definendole entrambe come incerte nei pazienti con sola artrosi di ginocchio e non appropriate nelle forme diffuse di patologia artrosica. Le linee guida australiane citano invece in classe D la magnetoterapia e la laserterapia, mentre in classe C gli ultrasuoni, dichiarando quindi un basso supporto alle terapie fisiche nella cura dell’artrosi. Altre linee guida non menzionano la terapia fisica.
La terapia di esercizio dovrebbe essere personalizzata in base alle preferenze e alle esigenze del singolo paziente, ma inizialmente sono necessarie almeno 12 sessioni supervisionate, 2 volte a settimana per ottenere un beneficio clinico sufficiente come ci indica lo studio di Skou S.T. et al nel 2019.
Se i trattamenti conservativi non apportano benefici, si può prendere in considerazione l’intervento chirurgico di sostituzione protesica del ginocchio ovvero l’impianto di una protesi articolare di ginocchio. L’intervento di sostituzione protesica del ginocchio è una procedura efficace e relativamente sicura per alleviare il dolore, correggere la deformità delle gambe, e per aiutare il paziente a riprendere le normali attività della vita quotidiana senza più dolore.
Dott. Galastro Fabio
Fonti di riferimento:
Fisioterapiaitalia.it Dott. Di Ruscio Marco Fisioterapista
Brexidol.it
Idoctors.it Dott. Simone Pelle Specialista in Ortopedia e Traumatologia